Petak, 15 studenoga, 2024
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Messaggio di Natale dell’amministratore apostolico della Diocesi di Parenzo e Pola, arcivescovo coadiutore dell’Arcidiocesi di Spalato – Macarsca mons. Dražen Kutleša

I racconti del Vangelo sulla nascita di Gesù ci danno diversi messaggi di vita. Uno dei messaggi fondamentali che il Natale ci dà è l’umiltà. Seguendo la descrizione della nascita di Gesù si ha l’impressione che Dio faccia molte cose contrarie alle nostre aspettative e desideri. Con ogni atto, Dio vuole insegnarci ad abbandonare le nostre aspettative altezzose e volgere la nostra vita e il nostro sguardo su persone comuni e luoghi remoti.

Spesso cerchiamo Gesù nei posti sbagliati e non lo troviamo dove ci aspettiamo che sia. Fin dalla nascita egli ci dà messaggi di vita fondamentali sul valore e sulla fragilità della vita umana, ma ci stupisce anche il fatto che i governanti potenti e dotti, gli scribi e i farisei non possono o non vogliono capire questo messaggio. Ciò possono solo coloro che sono umili, come Maria, Giuseppe e i pastori.

Le persone ci sorprendono con il loro comportamento, come allora cosi anche oggi. A volte siamo persino amareggiati e delusi da alcune persone e da eventi che ruotano attorno alla nascita di Gesù. Dio non è sorpreso ne arrabbiato perché ci conosce bene. Tutto questo rientra nel suo piano divino di portare Gesù, Maria, Giuseppe e tutti noi nel luogo della loro e della nostra benedizione. Qualunque cosa maligna qualcuno intenda fare, anche se è un imperatore, Dio può volgere tutto al bene.

Nell’umiltà ci rendiamo conto che le nostre vite non riguardano solo noi ma che facciamo parte di qualcosa di molto più grande e sublime. Proprio come milioni di persone si mossero alla nascita di Gesù, così anche noi facciamo parte del piano sublime di Dio che include oggi miliardi di persone, innumerevoli altri che vissero e altri che vivranno in futuro.  Dio vede l’intero quadro, ma nessun piccolo dettaglio gli sfugge. E questa è l’essenza dell’umiltà. L’umiltà ci rende consapevoli che noi stessi siamo parte di qualcosa di molto più grande di quello che pensiamo.

Per mezzo dell’umiltà Dio ci conduce in certi luoghi per benedirci. Questi posti possono essere strani, che non vorremmo mai scegliere. L’andare in questi luoghi può rappresentare per noi una grande delusione perchè li non si avverano i nostri piani e i nostri desideri. Sì, Dio ci benedice in luoghi strani di questo mondo, comprese circostanze e persone che non avremmo mai immaginato.

Per Giuseppe e Maria, il viaggio verso un luogo chiamato Betlemme ha comportato molte difficoltà. Ma, quel viaggio è necessario sia per loro che per noi.  Betlemme è il luogo dove troveranno la loro benedizione – lì e da nessun’altra parte. Ma lo stesso vale anche per noi in moltissimi modi. Dio è stato buono con noi e ci benedice  in modi e luoghi che non ci saremmo mai aspettati o pianificati. Questa dovrebbe essere la ragione della nostra vita. Dov’è la nostra Betlemme? Solo in essa possiamo trovare il piccolo Gesù. Forse abbiamo da tempo rinunciato alla ricerca perché lì dobbiamo affrontare noi stessi e la nostra superbia? Dio ci conduce li per farci ottenere la sua benedizione. Siamo abbastanza umili e istruiti per andarvi? Rimaniamo umili e non disperiamo quando sorgono le difficoltà della vita e le disgrazie. Dio ha un disegno per noi. Lui trova sempre l’uscita dalle situazioni senza speranza e scrive dritto sulle righe storte.

Nell’umiltà comprendiamo il paradosso della povertà. Noi gente contemporanea pensiamo che la povertà sia la cosa peggiore al mondo che ci possa succedere, ma non lo è – la superbia è la cosa peggiore. E così il Signore ci insegna fin dall’inizio che la grandezza e la benedizione non sono in ciò che è alto, potente, gradevole o piacevole. Le benedizioni si trovano spesso in luoghi insoliti, in modi insoliti, in circostanze inaspettate e nelle persone semplici.

La più grande benedizione mai concessa non si trova nel palazzo, né nel lussuoso centro commerciale, né nella tenuta in riva al mare, ma nella mangiatoia a pianterreno sotto la locanda. È povera e poco appariscente ma Gesù vi riposa in quella mangiatoia. Li Gesù si trova nel luogo meno atteso. In questo modo confonde la nostra superbia e i nostri valori. Siamo abbastanza umili da ammetterlo e smettere di essere così amareggiati e depressi quando le cose non vanno secondo i nostri standard?

Dio comunque sceglie questa  povertà. Indipendentemente dalla spiacevole realtà, la povertà porta una sorta di libertà se viene accettata. I poveri hanno meno da perdere, e quindi sono meno attaccati a questo mondo. Cosa può perdere un povero lasciando tutto e seguendo Gesù? La ricchezza ha molti rischi spirituali. È difficile per un uomo ricco seguire il Regno dei Cieli. La ricchezza facilmente distrae e cattura. Eppur sapendo tutto ciò, lo vogliamo ancora, ad ogni costo vogliamo trattenere il possesso materiale.  Scegliendo la povertà, Gesù disturba la nostra superbia, avidità e lussuria.

Accettare l’umiltà mette in discussione la nostra eccessiva enfasi sulla politica e sul potere secolare. Il messaggio di Natale ci ricorda fortemente che non possiamo trovare la nostra salvezza nelle istituzioni statali, nei tribunali o nei parlamenti. Non fidatevi dei principi di questo mondo perché non c’è salvezza da loro. La nostra salvezza è in Gesù, solo in Gesù. Siamo abbastanza umili da riconoscerlo e smettere di enfatizzare il potere transitorio di questo mondo?

Oltre alla mancanza di umiltà e di persone che testimoniano con coraggio la loro fede, ci manca anche la sincera accettazione della parola di Dio. La mancanza della parola di Dio inevitabilmente influisce sull’interpretazione della realtà in cui ci troviamo. Ci concentriamo su determinati eventi, non su ciò che Dio fa in questi eventi e attraverso questi eventi. Ci troviamo tra la promessa di Dio e la Terra Promessa. Abbiamo una prospettiva temporanea e limitata invece di una prospettiva di promessa, promettente. Diventiamo indifferenti a Dio quando interpretiamo male gli eventi in cui viviamo. Ma è vero anche il contrario: quando siamo indifferenti a Dio, interpretiamo male gli eventi stessi. Questo ci porta a perdere la prospettiva eterna della provvidenza di Dio. Ecco perché non capiamo cosa succede intorno a noi e qual è il nostro ruolo in tutto questo. Ed è per questo che vaghiamo. Avere una prospettiva eterna significa avere una visione completa della vita come l’avevano Maria e Giuseppe, i veri custodi della parola di Dio.

Che lo vogliamo ammettere o meno, la nostra cultura sta collassando e crollando. Forse l’unica possibilità che venga salvata esiste nella nostra disponibilità a essere portatori della parola di Dio e custodi dei valori cristiani, invitandola nuovamente alla modestia, all’educazione, alla purezza, al rispetto della vita umana dal concepimento fino alla morte, all’ubbidienza a Dio e alla magnanimità verso i poveri.  Altrimenti, tutto è destinato alla completa rovina.

Nel corso della storia, la Chiesa ha spesso dovuto raccogliere frammenti di culture, popoli e civiltà caduti che si sono rifiutati di pentirsi. Ma, questo è ciò che bisogna fare: dobbiamo essere portatori e annunciatori dei valori cristiani quando la nostra cultura diventa debole e morbida, quando si disintegra sotto il peso della superbia, del peccato e della mancanza di penitenza. Per grazia di Dio, diventiamo le nuove fondamenta e i portatori di valori duraturi che sorgono dalle ceneri. Tutto ciò richiede un grande coraggio, che possiamo trovare accanto a semplici presepi.

La nostra umiltà è ciò che il Signore accetta. Non siamo nemmeno in grado di pronunciare le lodi che il Signore merita, ma ciò sarà fatto con un semplice gesto d’amore. Il Signore cerca i nostri cuori umili e peccatori per guarirli ed esaltarli. I nostri palazzi, gli onori e i titoli non gli interessano né li apprezza. È la nostra umiltà che più lo rallegra e Lui vuole conoscerci nell’umiltà. Quindi siamo umili!

A tutti i credenti, così come a tutte le persone di buona volontà, auguro di cuore un sereno e benedetto Natale e un felice anno nuovo.

†Dražen Kutleša,

arcivescovo coadiutore

e amministratore apostolico